Con la saldatura a brasatura si possono saldare tra loro metalli diversi. Come metallo di apporto si usano ottone e bronzo con punto di fusione attorno ai 900°C.
Nella brasatura dolce si impiegano leghe a base di piombo e stagno che fondono a temperatura inferiore ai 450°C.
Nella brasatura forte si impiegano leghe a base di rame e zinco che fondono a temperature maggiori; per abbassare la temperatura di fusione si utilizzano leghe a base di argento e cadmio.
I rischi connessi all’operazione di saldatura possono essere classificati come rischi da agenti fisici (radiazioni, calore, elettricità, rumore) o rischi legati all’inalazione dei fumi, vapori e gas che si liberano durante il processo di saldatura a causa delle elevate temperature. Il calore proveniente da materiale metallico durante l’operazione di saldatura a brasatura e la proiezione di particelle incandescenti possono essere causa di ustioni. È costante il rischio di radiazioni infrarosse nella saldatura ossiacetilenica e da raggi ultravioletti, oltre agli infrarossi, in tutte le saldature ad arco. La decomposizione di sgrassanti, lubrificanti e vernici presenti sui pezzi da saldare può dare origine a monossido di carbonio, ammoniaca e fosgene.
In termini di gas nocivi prodotti durante la saldatura a brasatura, i principali sono:
I gas che si sviluppano durante la saldatura provengono dalla combustione dell’acetilene, dai rivestimenti degli elettrodi e dalle modificazioni che si verificano a carico dell’ossigeno e dell’azoto durante il processo. Determinanti per il rischio respiratorio degli addetti alla saldatura (polmone da saldatore) sono gli ossidi di azoto, che si formano per ossidazione dell’azoto atmosferico e di cui il principale è il perossido di azoto (NO2), e l’ozono, che si forma per azione dei raggi ultravioletti sull’ossigeno atmosferico. La formazione di monossido di carbonio è maggiore nella saldatura MAG al CO2. Le operazioni di saldatura in ambienti ristretti senza adeguata ventilazione possono comportare il rischio di intossicazione acuta da questi gas. I fumi di saldatura sono costituiti da vapori metallici che si liberano nella zona di fusione; la presenza di fumi è più elevata nella saldatura ad arco elettrico.
I fumi di saldatura sono composti in prevalenza da ferro e i suoi ossidi in caso di saldatura di acciai comuni, ma contengono anche notevoli quantità di cromo, nichel e manganese se si opera su acciai speciali.
La saldatura a brasatura, detta un tempo brasatura forte, è nota come saldatura all’ottone e si usa per saldare ghisa, acciaio, rame e sue leghe facendo colare fra i lembi accostati un materiale d’apporto ad alto punto di fusione (800-900 °C), di solito una lega di rame. Per il preriscaldamento dei lembi e la fusione del materiale d’apporto si usa il cannello ossiacetilenico. La brasatura, detta un tempo brasatura dolce, è nota come saldatura a stagno e si esegue infiltrando fra le due superfici da saldare (di acciaio, rame e sue leghe, zinco, stagno) un materiale a basso punto di fusione (per esempio, una lega al 60% di stagno e 40% di piombo, detta stagno per saldatura), fuso con il calore prodotto da un saldatore, in genere elettrico, o da un cannello a gas.
La brasatura è una saldatura che deve essere impiegata quando:
Ma la saldatura a brasatura non garantisce determinate caratteristiche di “robustezza” che ritroviamo nella saldatura autogena (o saldatura ad arco) a causa quasi dell’incollaggio dei due metalli da unire.
Tuttavia, i metalli che si possono saldare sono:
I principali metalli d’apporto utilizzati sono leghe di rame e della famiglia degli ottoni, con additivi speciali quali silicio e manganese, nichel, stagno o argento. Per le leghe di alluminio invece si usano leghe di alluminio al silicio tranne che per l’alluminio al magnesio che lo mal tollera.
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